PARASS

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Flyer in bianco e nero con la scritta PARASS in cima, una composizione di frutta al centro e la parola PARASS ripetuta molte volte, in sfondo. “PARASS”

Quand’ero giovane, negli anni Novanta, i miei più o meno coetanei si riunivano in una zona chiamata “la piazza”: denominazione assolutamente sbagliata, trattandosi di un viale, ma la gente sembrava non accorgersene o non cercare spiegazioni.

La zona era molto affollata e quel brulichio di gente superficiale, mediamente rissosa, consumatrice di sostanze stupefacenti che oggi fanno sorridere, generava neologismi, crasi, troncature: PARASS, era una di queste. Si legge “paràss”, non ha niente a che vedere coi paracadutisti, era il modo giovane di dare del parassita a qualcuno.
Il tizio che scroccava il gettone in sala giochi, la sigaretta , una manata di patatine, un passaggio, qualsiasi cosa al bar, sempre senza cacciare nulla, vivendo sulle spalle e sulle misere finanze altrui.

Poiché erano giovani moderni e volevano inconsciamente avvicinarsi ai giovani del Nord, dove spezzare inutilmente le parole ha una storia recente più consolidata, parass era preferibile a parassita.

Grafica e testo: coinop